Le alternative esistono
Di fronte ai tanti interrogativi posti dal cloruro di polivinile e dal polietilene, è importante formulare risposte adeguate. L’alternativa più immediata potrebbe essere l’uso di alluminio, che a differenza di PVC e PE, è riciclabile al 100%. Tuttavia, perché ciò avvenga, è necessario che chi lo usa lo getti nel contenitore giusto e che il riciclo avvenga in modo corretto – eventualità non scontata.
Si stanno però valutando altre soluzioni maggiormente eco-friendly. Grazie alle nuove tecnologie, è stato sviluppato un tipo di imballaggio innovativo realizzato a partire dalla cera d’api. Quest’ultima costituisce una valida alternativa per i consumatori che non vogliono sprecare il cibo avanzato, ma neppure consumare plastica. Infatti, la pellicola è biodegradabile, può essere lavata a mano con acqua e sapone e dura molto di più rispetto agli imballaggi in PVC e PE. E se le materie prime di cui la pellicola è composta fossero anche certificate come biologiche? Beeopak ci ha pensato: vediamo come.
Beeopak: per il recupero e il riuso
Beeopak è una start-up italiana nata nel 2019, che produce pellicole alimentari in cera d’api create con materie prime biologiche certificate e locali, come il cotone GOTS (Global Organic Textile Standard), filato in Piemonte. Inoltre, Beeopak si distingue per l’utilizzo di olio di nocciole, anziché il più comune olio di jojoba o di cocco, e in particolare, nocciole IGP biologiche delle Langhe. Un prodotto a km0, che si compone anche di resina di pino. L’azienda dispone di una certificazione MOCA (Materiali e oggetti a contatto con alimenti), disciplinata dalla legislazione europea.
La start-up si caratterizza per la grande attenzione ai dettagli, quali il packaging in carta riciclata, il rifornimento da produttori locali e l’utilizzo di energia proveniente da fonti rinnovabili, secondo quanto dichiara l’azienda sul suo sito. Federica Mottica, E- commerce manager di Beeopak, sottolinea la trasparenza dell’azienda, che ha cura di comunicare alla clientela le informazioni relative ai materiali utilizzati per comporre il tessuto naturale della pellicola. Inoltre, l’intero processo di produzione è artigianale: ogni pellicola è fatta a mano – amorevolmente, aggiunge Mottica – nel loro laboratorio, a Torino.
I vantaggi della cera d’api
Beeopak si impegna in modo costante nella ricerca per il perfezionamento del prodotto. «Le ricerche sui tessuti beeopak sono state condotte dalla nostra amministratrice dopo numerose prove, finché non è stata trovata la ricetta perfetta» afferma Federica Mottica. «Di recente il nostro processo di inceratura è stato anche brevettato. La collaborazione con l’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo e l’Università di Scienze Applicate Fontys in Olanda ha permesso di mettere in luce l’evidente vantaggio delle pellicole beeopak a confronto con quelle tradizionali, in plastica o alluminio».
L’alimento conservato nel beeopak, infatti, si mantiene più a lungo, evitando così lo spreco di cibo: dopo quattro giorni, la vostra insalata sarà ancora croccante e ben conservata; lo stesso vale per pane e formaggi. Inoltre, i test hanno dimostrato che non c’è trasferimento di prodotto sull’alimento: nessun rischio di mangiare cera, insomma.
Se paragonato alla pellicola trasparente, lo svantaggio principale di quella in cera d’api potrebbe essere il costo: uno Starter Pak che ne contiene due viene venduto normalmente a €14. Questi prezzi sono però altamente compensati dal fatto che la pellicola in cera si può utilizzare anche più di un anno prima di diventare inutilizzabile: è sufficiente lavare beeopak con acqua fredda e sapone neutro. E una volta giunti a questo stadio, con l’iniziativa beeopak Bring-back i clienti hanno la possibilità di restituire le pellicole vecchie per dar loro nuova vita. Lavorandole con gli altri scarti di produzione, l’azienda le trasforma in prodotti alternativi, come candele e portasaponi. Il suo sistema di produzione punta a zero rifiuti: una sfida che Beeopak sembra fronteggiare con grande cura e competenza.

Affamata di storie, ama scrivere di ambiente e lasciarsi provocare dalle idee delle persone. Determinata e scrupolosa, le piace andare oltre l’apparente superficialità dei fatti per rileggerli da un punto di vista diverso. Il suo luogo sicuro è la biblioteca, ma non fatevi ingannare: non è mai puntuale nella restituzione dei libri. Dopo la laurea triennale in Lettere presso l’Università degli Studi di Milano, attualmente studia Environmental Humanities presso l’Università Ca’ Foscari di Venezia.


